19 marzo 2009
Clerks
Randal: Since when did "porchmonkey" become a racial slur?
Dante: Since ignorant rednecks started saying at a hundred years ago.
Randal: "Porchmonkey" is something my grandmother use to call me
because I use to sit on the porch all day looking at the neighbors.
Dante: That's like calling someone a "kike". Did you ever think that your grandmother was a racist?
Randal: No way. She had the utmost respect for the Jewish community. She use to tell me to be nice to the Jewish kids or else they'd put the sheeny curse on me.
Dante: WHAT THE FUCK!?
Randal: What!?
Dante: Sheeny is a racial term for Jewish people...your grandmother was a racist.
Randal: My grandmother was not a racist! Wait... Now that I think
of it...she did refer to a broken bottle as a "nigger knife" once.
Maybe my grandmother was kind of a racist.
Dante: You think?
clarks
political correctness
| inviato da Brucaliffo il 19/3/2009 alle 16:52 | |
10 marzo 2009
Libri in Onda (...e ridaje coi podcast)
Questa è la puntata di libri in onda, trasmissione di Radio Rai International
| inviato da Brucaliffo il 10/3/2009 alle 12:6 | |
20 febbraio 2009
Karma Kosher in podcast, 2
E' Radio Popolare, che dal punto di vista di una milanese da una bella soddisfazione. Trovate il Podcast qui.
radio popolare
karma kosher
| inviato da Brucaliffo il 20/2/2009 alle 21:15 | |
6 febbraio 2009
Karma Kosher in Podcast
Oggi ho parlato su Radio Tre Mondo. Domanda: visto che la sinistra israeliana è morta, che votano gli ex "generazione Rabin"? La risposta potrebbe sorprendere. O forse no.
Qui qualche info sulle elezioni israeliane, sul libro. C'è pure il podcast
| inviato da Brucaliffo il 6/2/2009 alle 18:52 | |
30 gennaio 2009
Guerre, fricchettoni, esce il mio libro
 Giovani israeliani: soldati, pacifisti, fattoni e refusenik... il 4 febbraio esce in libreria la mia creatura Karma Kosher I giovani israeliani tra guerra, pace, politica e rock’n’ roll (Marsilio, 176 pp, 13 euro)
Per sapere di più del libro, guardate qui
http://annamomigliano.com/libro.php
Per la presentazione, cliccate guardate qui. 17 febbraio ore 18 Feltrinelli di Milano (quella di via Piemonte)
Ecco una breve recensione sull'Ansa:
(ANSA) - ROMA, 30 GEN - ANNA MOMIGLIANO: 'KARMA KOSHER' (MARSILIO; PP. 176) -
'Ha buah', in ebraico 'bolla': forse la migliore definizione
per una città come Tel Aviv, ma si può tranquillamente
applicare, per estensione, all'intera Israele. Perché, come la
città, è in realtà un paese in larga parte ignoto: nascosto
da decenni di guerra, intrappolato in un furore ideologico pro o
contro, nazione da molti considerata rifugio, luogo simbolo di
tre religioni, Israele è tutto tranne quello che uno ha in
testa prima di visitarlo. Basti pensare che l'età media di un
israeliano è trenta anni.
Anna Momigliano scandaglia benissimo una delle molte facce
dello stato ebraico: quel calderone fatto di droghe, musica new
age, filosofia pseudo-buddista e lunghi soggiorni in India, che
catalizza una buona parte della gioventù israeliana in fuga
dall'esercito (tre anni per gli uomini, due per le donne), dalla
guerra, dalla continua tensione. Solo nel paese asiatico si dice
ci siano circa 40 mila neoveterani, tanto che una delle spiagge
più acclamate di Goa (un tempo isola dei 'figli dei fiori') si
chiama Tel Aviv Beach e vi si svolgono rav party leggendari.
All'uscita dal loro Vietnam, i giovani israeliani partono (chi
per un mese, chi per un anno) per quello che è diventato una
sorta di rito collettivo: scrollarsi di dosso angoscia, paura,
morte, attentati.
Per estensione 'Karma kosher' è diventato anche l'universo dei
giovani israeliani: un mondo sospeso tra tradizione e
trasgressione, tra il desiderio di libertà e un fortissimo
attaccamento all'identità nazionale e non importa se si è
laici o religiosi (discorso a parte gli ultraortodossi).
C'é anche un'altra parola che rappresenta bene questo
fenomeno: 'balagan'. Un aggettivo/o sostantivo che indica tutto
ciò che è caotico e difficilmente migliorabile: o meglio, la
presa di atto di una situazione che nella sua "liquidita" non
cambierà. La si può usare per varie facce della realtà di
Israele, ma di fondo è una rassegnazione - ad occhi aperti - ad
un perenne stato di cambiamento e precarietà.
D'altronde Etgar Keret, uno scrittore molto attento alle onde
profonde della società, ha spesso detto: "se una bomba atomica
deve cadere da qualche parte in questo mondo, molto
probabilmente cadrà in Israele. E' un paese così piccolo,
appena un puntino sulla mappa, ma è anche il puntino più
probabile per un attacco atomico nel futuro".
Un sensazione di insicurezza che rende spesso l'esistenza
effimera e anche il futuro ancora più incerto. In Israele non
esiste una letteratura ebraica di fantascienza: Keret dice che
non è un tabù domandarsi che aspetto avrà Israele nel futuro.
Sia come sia Momigliano è molto brava nel percorrere i
saliscendi della psicologia collettiva israeliana e fa bene a
limitarsi - purtroppo - al presente: " perché - scrive lei
stessa - tra le guerre, gli attentati, la nevrosi collettiva e
le piccole assurdità quotidiane, non esiste al mondo un posto
vivo, disperatamente attaccato alla vita e alla gioia di vivere,
come Israele".(ANSA).
14 gennaio 2009
Hallo Europa? Dov'eri quando servivi?
Potete dare la colpa agli israeliani, opppure ai palestinesi. E' lo stesso, a questo punto non so più cosa pensare. Però vorrei puntualizzare una cosa sulla comunità internazionale, che oggi chiede a gran voce una tregua e dà lezioni di moralità. E per carità, fa pure bene.
Ma se siamo arrivati a questo punto è anche colpa della comunità internazionale (hallo Europa?) che ha girato la testa dall'altra parte per anni.
Nonostante gli accordi di Annapolis, il processo di pace è andato in stallo. Pure sul campo la situazione deteriorava: per anni Hamas lanciato i razzi su Israele, Israele ha continuato ad espandere le colonie in Cisgiordania. Le solite storie.
E la comunità internazionale cosa ha fatto? Niente. Meglio fare finta che vada tutto bene. "tanto è un conflitto a bassa intensità", ci sono pochi morti. Le solite storie, appunto.
Poi la situazione è esplosa, e tutti sono caduti dal pero. Ora si chiede una tregua e ci si indigna: giustamente, però un tantino in ritarno.
La comunità internazionale avrebbe dovuto intervenire PRIMA che si arrivasse a tutti questo, no? Avrebbe dovuto CAPIRE che si andava a finire così, con un massacro, da ambo le parti (a quelli che "muoiono pochi israeliani", ricordo che negli ultimi 4 giorni sono state centrate 3 scuole israeliane, se i bambini si sono salvati è merito di chi li ha evacuati)
Perché i conflitti non rimangono mai "a bassa intensità"... non ci vuole un genio per capirlo.
| inviato da Brucaliffo il 14/1/2009 alle 10:43 | |
13 gennaio 2009
Due domande
"Come si fa la pace con chi sembra non volerla?" "Come si vince una guerra quando l'altra parte è convinta di avere il tempo dalla sua parte?"
TIME magazine sul "perché Israele non può vincere la guerra" Segnalato da http://www.mariosechi.net
| inviato da Brucaliffo il 13/1/2009 alle 11:4 | |
12 gennaio 2009
Una madre israeliana (e un bimbo palestinese)
The past few weeks have been a nightmare for us (as it has been in
Gaza) - sirens going off all the time, running to the bomb shelters, no
school, the kids crying and scared all the time (and me trying to be
brave), the kids wetting their beds at night.....
Yesterday I
was reading on the internet and there was a picture of a beautiful boy
from Gaza, he looked to be about 8 years old, and he was dead. My
daughter, who is 6, looked at the picture and asked me if he is dead. I
said 'yes'. She said to me 'is he Arab'? I said 'yes'. She said to me
'so he deserves it!'
I was shocked that my own daughter would
talk this way. I have raised my children to love and respect all races
and religions, and as bad as things get, I have never said a bad word
about Arabs/Muslims. I work with many Arabs/Muslims - they are my
friends, we go to each other weddings, we have fun together. When I
talk about the Gaza war with my kids, I only say ‘Hamas’.
I
asked my daughter ‘why do you say he deserves it?! Look at him. Did he
do anything wrong?’ And she looked, and said ‘no, but maybe his mommy
and daddy did’. So I asked her ‘if I or daddy do something wrong,
should you be punished for it?’ And she thought for a minute and said
‘no…’ and she went to bed.
This morning my daughter came to me
and said ‘mommy, when I was lying in bed last night I thought about
that dead boy…and he didn’t deserve it….. Maybe we could have been
friends.’ I got tears in my eyes.
| inviato da Brucaliffo il 12/1/2009 alle 17:33 | |
27 novembre 2008
Adolfì, non te preoccupà
La polizia ha arrestato un tizio a uno Starbucks di Seattle mentre cercava di vendere un segnalibro regalato da Eva Braunn ad Adolf Hitler per consolarlo dalla disfatta di Stalingrado
Chi non vorrebbe un oggettuccio così?
| inviato da Brucaliffo il 27/11/2008 alle 14:50 | |
20 novembre 2008
sapevatelo
peduncolo – o asse floreale – botanica. piccolo ramo alla cui estremità si trova il fiore
o un insieme di fiori; può essere sia ascellare che terminale a seconda
della posizione in cui è inserito nel ramo. Spesso la sommità del
peduncolo del fiore si allarga in una struttura detta ricettacolo. È detto invece pedicello il peduncolo di ogni fiore in una infiorescenza.
da it.wikipedia.org
mi è sembrato estremamente importante
| inviato da Brucaliffo il 20/11/2008 alle 16:26 | |
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